Né con l’expo, né con i no-expo. La posizione delle chiese cristiane milanesi di L.Kocci

Luca Kocci
Adista Notizie n. 18 del 16/05/2015

Expo 2015 dedicato al tema della nutrizione: opportunità per affrontare «il dramma della fame e della sete», ma anche perplessità su come l’evento è stato preparato e verrà gestito. II Consiglio delle Chiese cristiane di Milano (un organismo ecumenico formato da 17 Chiese cristiane presenti nel capoluogo lombardo: cattolica, valdese, metodista, luterana, battista, anglicana, ortodossa, copta nelle loro varie articolazioni) guarda all’evento che ha preso il via lo scorso 1° maggio con speranza ma anche con spirito critico.

Luci e ombre sono state messe nero su bianco in una lettera aperta, diffusa alla vigilia dell’inaugurazione. «Il dramma della fame e della sete, le carestie che colpiscono aree sempre più ampie del mondo, le disuguaglianze nella distribuzione del cibo e delle risorse, sono un’emergenza planetaria», scrivono le Chiese cristiane che «si sentono interpellate, perché è uno scandalo che oltre un miliardo di fratelli e sorelle non abbia cibo sufficiente o accesso all’acqua, mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza e nello spreco». Il tema di Expo 2015, “Nutrire il pianeta, energia per la vita” «suscita certamente curiosità, attese, speranze, ma anche perplessità per alcune “cattive pratiche” che hanno caratterizzato la preparazione dell’evento. Noi, rappresentanti di 17 realtà cristiane diverse che a Milano costituiscono il Consiglio ecumenico delle Chiese, sentiamo di essere parte del sistema e per questo facciamo confessione di peccato, ma vogliamo cogliere l’occasione per ricordare innanzitutto a noi stesse l’importanza dell’amore per il prossimo: proprio la condivisione del cibo è segno dell’amore di Dio, Creatore del cielo e della terra».

Expo, proseguono, rappresenta un’opportunità «per approfondire le tematiche alimentari, così come originali e creative sono le varie iniziative di attenzione alle situazioni di marginalità». Che però sarà sprecata «se non ci si impegna a rimuovere le cause delle disuguaglianze», come del resto comanda il Vangelo. «Ci auguriamo quindi – auspicano – che Expo 2015 possa segnare una svolta sulla scena mondiale, inaugurando una reale sostenibilità economica, sociale e ambientale. Sappiamo per dolorosa esperienza che non ci si converte da soli, così come nessuno può pensare di salvaguardare il pianeta da solo». Quindi «ciascuno di noi è invitato a non restare alla finestra, ma a riflettere, a organizzarsi, a cercare unità di azione, cominciando anche da piccole realtà quotidiane, partecipando attivamente a opere di trasformazione delle nostre società, verso una giustizia, una solidarietà autentica e condivisa, un impegno per la salvaguardia del creato».

Una posizione – Expo opportunità con molte riserve – ribadita anche da Giuseppe Platone, pastore valdese di Milano, intervistato dall’agenzia Nev. «È vero che l’Expo è sostanzialmente un grande business sostenuto da multinazionali che promuovono innanzitutto i loro interessi commerciali», spiega Platone, però, aggiunge, «siamo di fronte ad un bivio: o rifiutiamo questa fiera mondiale dicendo che anziché nutrire il pianeta si rischia di nutrire solo le multinazionali e ci collochiamo fuori dal villaggio; oppure ci stiamo dentro cercando di rimettere in discussione l’attuale modello economico che continua ad arricchire i ricchi e a impoverire i poveri». Una possibilità data dalla presenza, all’interno dell’Expo, della “società civile”, attraverso il coinvolgimento di numerose organizzazioni non profit che faranno capo alla Fondazione Triulza, un antico cascinale destinato a rimanere anche dopo l’Expo come luogo di ricerca e di proposta culturale (dove, fra gli altri, è presente anche l’Agesci, fra i maldipancia di diversi associati: v. Adista Notizie n. 16/15).

Di Expo ha parlato anche papa Francesco, intervenendo, il giorno dell’inaugurazione, con un collegamento video in diretta dal Vaticano. «Expo è un’occasione propizia per globalizzare la solidarietà. Cerchiamo di non sprecarla ma di valorizzarla pienamente», ha detto, augurandosi che «un tema così importante» «non resti solo un tema», ma sia incarnato in azioni di cambiamento, ribaltando il «paradosso dell’abbondanza». Anche Expo «fa parte di questo “paradosso dell’abbondanza”, se obbedisce alla cultura dello spreco, dello scarto, e non contribuisce ad un modello di sviluppo equo e sostenibile. Dunque, facciamo in modo che questa Expo sia occasione di un cambiamento di mentalità, per smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane, ad ogni grado di responsabilità, non abbiano un impatto sulla vita di chi, vicino o lontano, soffre la fame». «Nutrire il pianeta nel rispetto di ogni uomo e donna che vi abita e nel rispetto dell’ambiente naturale» è la «grande sfida alla quale Dio chiama l’umanità del secolo XXI» ha concluso: «Smettere finalmente di abusare del giardino che Dio ci ha affidato, perché tutti possano mangiare dei suoi frutti».

Una contraddizione che comunque, nonostante il successo globale che presumibilmente avrà Expo, pare piuttosto difficile da sciogliere.

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Lettera aperta del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano (*)

www.consigliochiesemilano.org

Il dramma della fame e della sete, le carestie che colpiscono aree sempre più ampie del mondo, le disuguaglianze nella distribuzione del cibo e delle risorse, sono un’emergenza planetaria. Anche le Chiese cristiane si sentono interpellate, perché è uno scandalo che oltre un miliardo di fratelli e sorelle non abbia cibo sufficiente o accesso all’acqua, mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza e nello spreco.

L’Esposizione Universale di Milano EXPO2015 ha come tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” e suscita certamente curiosità, attese, speranze, ma anche perplessità per alcune “cattive pratiche” che hanno caratterizzato la preparazione dell’evento. Noi – rappresentanti di 17 realtà cristiane diverse che a Milano costituiscono il Consiglio ecumenico delle Chiese – sentiamo di essere parte del sistema e per questo facciamo confessione di peccato ma vogliamo cogliere l’occasione per ricordare innanzitutto a noi stesse l’importanza dell’amore per il prossimo: proprio la condivisione del cibo è segno dell’amore di Dio, Creatore del cielo e della terra.

Il pane è elemento essenziale per la vita dell’uomo, ma è nostro dovere ricordare che Gesù disse: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che viene da Dio” (Matteo 4,4). E nel Vangelo secondo Giovanni il Figlio di Dio dichiarò: “Io sono il pane che dà la vita… chi ne mangia non morirà” (6, 48-50). Quanto all’energia per la vita, sappiamo che esistono tante risorse per mantenere la vita nel mondo: energia fossile, idroelettrica, solare, eolica… C’è però anche un’altra fonte di energia che regge l’universo, la grazia dello Spirito Santo, che offre la possibilità per l’uomo di una comunione reale con Dio e lo apre alla vita eterna.

Ma non vogliamo sfuggire ai problemi concreti che l’umanità affronta ogni giorno. Il rispetto della vita, la tutela e la promozione della dignità umana, l’uguaglianza e la giustizia sono secondo noi le basi per una globalizzazione della speranza nel concreto della Polis, in dialogo costruttivo con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Utili e opportuni allora sono i convegni per approfondire le tematiche alimentari, così come originali e creative sono le varie iniziative di attenzione alle situazioni di marginalità. Ma tutto questo potrebbe non essere sufficiente se non ci si impegna a rimuovere le cause delle disuguaglianze.
Il Signore Gesù Cristo, che ci insegnò a pregare “Padre nostro… Dacci oggi il nostro pane necessario” (Matteo 6,11), ordinò anche ai suoi discepoli “Date voi qualcosa da mangiare a questa gente!” (Luca, 9,13).

Ci auguriamo quindi – e per questo preghiamo – che Expo2015 possa segnare una svolta sulla scena mondiale, inaugurando una reale sostenibilità economica, sociale e ambientale. Sappiamo per dolorosa esperienza che non ci si converte da soli, così come nessuno può pensare di salvaguardare il pianeta da solo. Insieme si può. Noi Chiese cristiane, impegnate per una sempre più consapevole e perfetta unità, conosciamo la fatica e la bellezza del nostro cammino comune e ci permettiamo di indicare la reale possibilità di sperare in un mondo nuovo di fraternità e di pace.

Ciascuno di noi allora è invitato a non restare alla finestra, ma a riflettere, a organizzarsi, a cercare unità di azione, cominciando anche da piccole realtà quotidiane, partecipando attivamente a opere di trasformazione delle nostre società, verso una giustizia, una solidarietà autentica e condivisa, un impegno per la salvaguardia del creato.

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(*) Chiesa Anglicana, Chiesa Apostolica Armena Ortodossa, Chiesa Cattolica Ambrosiana,Chiesa Copta Ortodossa d’Egitto, Chiesa Cristiana Protestante (Luterana e Riformata),Chiese Evangeliche Battiste, Chiesa Evangelica Metodista, Chiesa Evangelica Valdese, Chiesa Luterana Svedese, Chiesa Ortodossa Bulgara, Chiesa Ortodossa di Eritrea, Chiesa Ortodossa Etiope, Chiesa Ortodossa Greca, Chiesa Ortodossa Romena, Chiesa Ortodossa Russa, Chiesa Ortodossa Serba, Esercito della Salvezza