Documento preparatorio del Sinodo: nessuna sorpresa di C.Saraceno

Chiara Saraceno
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Il documento preparatorio al Sinodo della famiglia si articola su livelli diversi. Un primo livello è di tipo analitico. Vengono così elencati, senza un particolare ordine o gerarchia, i molteplici fenomeni che oggi , secondo gli estensori, mettono sotto pressione e rendono piú fragili le famiglie: dall’invecchiamento alle migrazioni, dall’aumento del rischio di povertà alle separazioni coniugali, dalla “assenza di Dio” alla violenza contro le donne, dalla denatalità alla pedofilia, dalla immaturità affettiva di molti adulti al ruolo delle biotecnologie, dal multiculturalismo e i matrimoni interreligiosi al diffondersi delle convivenze senza matrimonio.

Un secondo livello riguarda la pedagogia pastorale della famiglia: ciò che, secondo la Chiesa, la famiglia e le relazioni famigliari dovrebbero essere, pur nella ammissione che anche molti credenti e praticanti non sembrano esserne pienamente consapevoli. Si parla addirittura di “Vangelo della famiglia” e di “famiglia come immagine della Trinità” – una forzatura interpretativa che lascio ai teologi e storici della Chiesa. Fa parte della dimensione pastorale anche l’interrogativo sul che fare rispetto ad alcuni fenomeni definiti come problematici a livello analitico, in particolare i matrimoni interreligiosi, le convivenze senza matrimonio, i divorziati risposati, le persone e le coppie omosessuali.

Qui il documento si fa piú tormentato, suggerendo, talvolta esplicitamente talvolta solo implicitamente, una mancanza di consenso, come era già emerso nel documento finale del sinodo straordinario e come hanno anche documentato le diverse risposte al questionario preparatorio pervenute dalle chiese nazionali ed anche all’interno di queste. La posizione piú netta si ha nei confronti delle coppie omosessuali, di cui si nega nettamente la possibile liceità come famiglia. Le persone omosessuali vanno accolte nella chiesa, “non discriminate”, ma i loro rapporti d’amore e solidarietà non possono avere riconoscimento.

Manca solo che si dica – come a suo tempo sostenne papa Ratzinger – che hanno una vocazione alla castità. Piú aperta la posizione nei confronti delle convivenze, eterosessuali, senza matrimonio e ancor più nei confronti dei matrimoni civili, visti come possibili tappe verso la “famiglia vera”, sacramentale. Dei matrimoni religiosamente misti si sottolinea ripetutamente la problematicità, salvo ricordare che secondo alcuni occorrerebbe invece vedere la ricchezza e le potenzialità della diversità degli sguardi religiosi sulla famiglia e il matrimonio.

Infine la questione dell’accesso ai sacramenti dei divorziati, uno dei temi su cui diverse chiese nazionali – ad esempio quella svizzera e quella tedesca – hanno dato risposte largamente favorevoli. Il documento non si espone, ma presenta due alternative, un più stretta e l’altra un po’ piú larga, entrambe sottoposte ad un percorso penitenziale che comunque getta un giudizio negativo sulla nuova coppia, lasciando anche aperta la possibilità che non se ne faccia nulla, come vorrebbero alcuni padri sinodali. In compenso, si suggerisce di facilitare i processi di annullamento (anche retroattivamente), in modo che questo, di fatto, appaia una soluzione alternativa al divorzio.

Nel complesso, si tratta di un documento non particolarmente innovativo, salvo che nel linguaggio che privilegia i toni della comprensione e della compassione, piuttosto che della condanna. Ma senza le aperture che forse molti si aspettavano e che si trovano in alcune chiese protestanti. Se questa è la base di partenza, il ventaglio delle opzioni offerte, è improbabile che il documento finale ci sorprenda di piú.

Non manca neppure l’attacco alla cosiddetta teoria del genere, vista come negazione della differenza sessuale, secondo l’ormai purtroppo consolidato fraintendimento delle teorie che distinguono tra appartenenza sessuale, orientamento sessuale e ruoli sociali attribuiti all’uno e all’altro sesso.