Pellegrinaggi, conversioni e presunti miracoli. Ma Medjugorje non convince il Vaticano di A.Gualtieri

Andrea Gualtieri
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Sembra prevalere la linea fredda in Vaticano su Medjugorje: la Congregazione per la dottrina della fede ha discusso il caso e formulato orientamenti restrittivi, ma il verdetto del Papa potrebbe slittare a dopo l’estate. Sono passati 34 anni dai primi fenomeni raccontati dai presunti protagonisti delle apparizioni. Di ritorno dal viaggio che lo aveva portato a Sarajevo, il 6 giugno scorso, Francesco aveva annunciato: “Siamo lì lì per prendere delle decisioni”, aggirando però le richieste di anticipazioni. Il pontefice argentino finora non si è mai pronunciato citando in modo diretto Medjugorje, ma più volte aveva lasciato intendere la sua avversione nei confronti del fanatismo che circonda i veggenti. In un’omelia a Santa Marta, nel novembre 2013, aveva citato quanti affermano: “Ma io conosco un veggente, una veggente, che riceve lettere della Madonna, messaggi dalla Madonna”. E la risposta di Francesco è stata: “Ma, guardi, la Madonna è madre! E ci ama a tutti noi. Ma non è un capoufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni. Queste novità – ha poi aggiunto – allontanano dal Vangelo, allontanano dallo Spirito Santo, allontanano dalla pace e dalla sapienza, dalla gloria di Dio, dalla bellezza di Dio”. E di nuovo, il 9 giugno scorso, aveva criticato quelli che si chiedono: “Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio?”. “Questa non è identità cristiana – aveva sottolineato il Papa -. L’ultima parola di Dio si chiama Gesù e niente di più”.

Diverso era stato l’atteggiamento di Giovanni Paolo II. Pur senza sbilanciarsi sulla veridicità dei fenomeni, in privato avrebbe espresso diverse volte la volontà di visitare Medjugorje: “Se non fossi Papa sarei lì a confessare”, è l’espressione che – secondo quanto riferisce monsignor Slawomir Oder, postulatore della causa di canonizzazione di Wojtyla – sarebbe stata pronunciata dal pontefice polacco nel 1987 durante l’incontro con Mirijana Dragicevic, la donna che, insieme a Ivanka Ivankovic, Mirijana Dragicevic, Vicka Ivankovic e Ivan Dragicevic, ha raccontato di aver avuto la prima visione.

Fu il 24 giugno 1981, secondo la loro testimonianza, il giorno in cui tutto ebbe inizio. Due giorni dopo, ai quattro ragazzi si aggiunsero anche Marija Pavlovic e Jakovcolo. Tutti erano giovanissimi, avevano tra i 6 e i 16 anni. La loro storia si diffuse entusiasmando un numero crescente di devoti, che cominciarono ad affollare la rocciosa altura della cittadina balcanica nonostante i divieti del regime comunista e le riserve delle autorità religiose. Sin dall’epoca delle prime apparizioni, il vescovo della vicina Mostar, Pavao Zanic, definì il caso come “la più grande truffa nella storia della Chiesa”. E nel 1991, la Conferenza episcopale jugoslava dichiarò: “Sulla base delle ricerche sin qui compiute, non è possibile affermare che si tratta di apparizioni e fenomeni soprannaturali”.

Nel frattempo, però, i veggenti affermano di aver avuto altre apparizioni: tre di loro dicono di vedere la Madonna ogni giorno alla stessa ora ovunque si trovino. Riferiscono messaggi che sono diffusi in tutto il mondo attraverso una rete di devozione globale e che invitano alla conversione e alla preghiera per la pace, argomenti in linea con l’insegnamento cristiano. Accanto ad essi, però, ci sono i misteriosi segreti che i veggenti affermano siano stati rivelati loro. Nessuno dei sei ragazzi, nel frattempo, è diventato religioso. Una si è trasferita in Italia, mentre quattro di loro vivono ancora stabilmente a Medjugorje dove si stima siano 40 milioni i pellegrini arrivati negli anni, compresi molti sacerdoti e vescovi. C’è ad esempio il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e allievo di Ratzinger, che ha celebrato nella chiesa locale la veglia di capodanno del 2010 e in un’intervista ha ammesso di frequentare quei luoghi dagli anni Ottanta, testimoniando di aver visto fiorire vocazioni e conversioni. Tra i sostenitori di Medjugorje anche padre Livio Fanzaga, direttore della popolarissima Radio Maria e numerosi personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport, da Paolo Brosio – che ha raccontato il fenomeno in numerosi libri e trasmissioni tv – all’allenatore dell’Inter Roberto Mancini, che sull’altura rocciosa voleva portare anche Mario Balotelli. E c’è pure chi afferma di essere stato miracolato. Nel 2013 un uomo della provincia di Cosenza, affetto da Sla, è tornato a camminare dopo 4 anni nel corso di un viaggio nella località bosniaca e al ritorno a casa gli è stato tolto il tubicino tramite il quale veniva ormai alimentato.

Nel frattempo, però, una dichiarazione del Vaticano del 2007, che non è mai stata modificata e che è rimasta l’unica posizione ufficiale sino ad oggi, aveva precisato che i pellegrinaggi “si svolgono in maniera privata” e sono permessi “a condizione che non siano considerati come un’autenticazione degli avvenimenti in corso e che richiedono ancora un esame da parte della Chiesa”. Ad affermarlo fu il futuro segretario di Stato Tarcisio Bertone, che all’epoca era segretario della Congregazione per la dottrina della fede diretta da Joseph Ratzinger. L’atteso esame inizio il 17 marzo 2010 proprio per decisione di Ratzinger che, diventato papa, affidò il caso Medjugorje a una commissione composta da 13 membri permanenti – tra i quali cinque porporati – ai quali si sono affiancati numerosi esperti. A presiedere l’organismo fu scelto il cardinale Camillo Ruini e fu lui quattro anni dopo a consegnare il dossier nelle mani di Francesco. Era il 17 gennaio 2014: diciassette mesi dopo, un altro slittamento.