Dei diritti e dei doveri… dei cittadini di I.Montini

Ileana Montini
www.italialaica.it

Stéphane Charbonnier era il direttore di Charlie Hebdo, quando dei terroristi spararono nella redazione della rivista e lo uccisero (15 gennaio 2015). Due giorni prima aveva consegnato all’editore un libretto che ora è stato stampato e tradotto anche in Italia: Lettera ai truffatori dell’islamofobia –che fanno il gioco dei razzisti, ed.Piemme. Se si legge questo libro di 89 pagine, si capisce meglio da una parte la stupidità dei leghisti e, dall’altra la superficialità di buona parte della sinistra e anche dei cattolici terzomondisti.

Prendiamo, per esempio, il recente episodio del tappeto di preghiera che due consiglieri leghisti hanno (violentemente e filmandolo per il web) portato via alla sala dei matrimoni del palazzo Civico di Torino, in occasione del convegno di due giorni del Global Islamic Summit. Il Comune aveva concesso la temporanea trasformazione della sala per favorire i partecipanti musulmani che, come hanno scritto sul Web altri “fratelli”, sono obbligati alle cinque preghiere giornaliere, mentre i cristiani non avrebbero alcun obbligo. Pronta è stata la reazione di Michele Paladino capogruppo dei Pd: il gesto “offende il credente di qualsiasi religione e l’istituzione e la sua laicità perché a chiunque è garantito il diritto di potersi esprimere”. Ho qualche dubbio che l’istituzione pubblica si dimostri così solerte nei confronti, per esempio, degli indiani Sikh, o di qualche altra religione.

La libertà “di esprimersi” è garantita dalla presenza, a Torino e altrove, di vari centri culturali islamici e di moschee. Semmai è vero che in Lombardia la lega maroniana ha preteso una legge che rende arduo erigere delle moschee.

Ormai sul Web, a partire da Facebook, ci si imbatte spesso nell’accusa di islamofobia da parte della sinistra, dei cattolici “terzomondisti”, dei musulmani. Esprimete una critica sul velo delle donne? Interviene il catto o il musulmano che vi accusa di islamofobia. Il direttore -ex suo malgrado di Charlie- spiega bene l’uso improprio di questa arma verbale usata a destra e a manca. Lui spiega tutto a partire dalle accuse di islamoofobia che alla rivista sono ripetutamente arrivate per le vignette su Maometto. Con le tragiche conseguenze che sappiamo. I musulmani si irritano se viene rappresentato e preso in giro il Profeta? Ecco che i Pd come il capogruppo in Comune a Torino e parecchi catto, si mettono subito dalla parte dei musulmani e invocano, magari, anche leggi per limitare la libertà di espressione e di stampa. Ovviamente gridando, verso i vignettisti, l’accusa di islamofobia. Scrive il povero ex direttore di Charlie: “In virtù di quale contorta teoria l’umorismo dovrebbe essere meno compatibile con l’islam, rispetto a qualunque altra religione? Dire che l’islam è incompatibile con l’umorismo è altrettanto assurdo che sostenere che l’islam è incompatibile con la democrazia, o con la laicità…Se lasciamo intendere che si possa ridere di tutto tranne che di certi aspetti dell’islam perché i musulmani sono molto più suscettibili del resto della popolazione, non li stiamo forse discriminando? La presunta seconda religione in Francia, non dovrebbe essere tratta come la prima?”. Ecco, appunto: a Torino è stata privilegiata la religione islamica. Perché?

Torniamo per un momento al velo delle donne: “Quando una donna velata viene insultata e aggredita perché porta il velo secondo l’usanza musulmana (…), il militante contro l’islamofobia sta con la vittima perché lei rappresenta l’islam. Non perché è una cittadina che è stata aggredita a causa delle sue credenze religiose da un fascista. Per il suo difensore, il fatto più grave non è che sia stata aggredita in quanto cittadina, che come tale ha il diritto di vestirsi come le pare, ma che sia stata aggredita in quanto donna musulmana. La vera vittima è l’islam. Chiaro, vero?

A Torino avrebbero fatto bene a limitarsi a fornire ai partecipanti l’elenco e le mappe dei luoghi di preghiera islamici. Punto.