Gli infiniti allarmismi che circondano il gender: la diocesi di Padova cerca di fare chiarezza di S.DeCarli

Sara De Carli
Vita, 24 agosto 2015

Sollecitata dal pressing sui social, la Diocesi di Padova pubblica una nota per “dipanare le incertezze” a proposito della presunta introduzione dell’ideologia gender nelle scuole. Un allarme “inutile, se non nocivo”, tanto che chi vuole organizzare dibattiti dovrà coordinarsi con gli uffici diocesani. E invita tutti a studiare di più.

“Lezioni porno all’asilo”: così ripete da qualche mese l’allarme sull’introduzione di una “ideologia gender” nelle scuole di ogni ordine e grado. Prima dell’estate c’è stato il caso dei libri ritirati dal sindaco di Venezia e del progetto “Il gioco del rispetto” all’asilo di Trieste. Due giorni fa al Meeting di Cl è scoppiata la polemica per le frasi di padre Giorgio Carbone, domenicano e la successiva sospensione dell’incontro di presentazione del libro “Le bugie del gender”. Sui social, con incontri pubblici e anche con qualche presidio davanti alle scuole, una parte del mondo cattolico si sta armando contro “l’ideologia gender insegnata ai nostri figli” e la ripresa dell’anno scolastico si annuncia caldissima. Il tam tam ha fatto breccia anche fuori dagli ambienti ultracattolici, tanto che in spiaggia mi è capitato di sentire una mamma affermare che «se passa la teoria del gender, io porto i bambini dai miei genitori, in Moldavia».

La Diocesi di Padova, con una nota del 18 agosto, è stata la prima a sentire l’esigenza di fare chiarezza sul tema (qui il documento integrale), sollecitata dalle «numerose interpellanze da parte di genitori, insegnanti di religione, docenti, parroci e persino dirigenti scolastici in ordine alla cosiddetta “questione del gender”, sollecitati da allarmanti messaggi giunti attraverso i social network, scaturiti da incontri organizzati anche a livello parrocchiale nella nostra diocesi e nei territori circostanti».

Il documento porta la firma di Don Lorenzo Celi, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale dell’educazione e della scuola. Padova vedrà proprio nei prossimi giorni l’ingresso del nuovo Vescovo, Monsignor Claudio Cipolla, un semplice parroco scelto a fine luglio da Papa Bergoglio per la successione a monsignor Antonio Mattiazzo: “Don Claudio”, come lo chiamano tutti, proviene dal mondo dell’Azione Cattolica ed è stato a lungo direttore della Caritas di Mantova.

La precisazione è lunga tre pagine e chiude con un pressante invito a quanti nella Diocesi di Padova hanno in animo di organizzare dibattiti o incontri sul tema a confrontarsi con i competenti Uffici pastorali e, per quanto riguarda le connessioni con l’ambito scolastico, l’Ufficio diocesano di pastorale dell’educazione e della scuola: «Insieme, anche con il supporto degli specialisti in materia che certo non mancano nella nostra realtà, potremmo fornire un’adeguata informazione/formazione, senza creare inutili, se non nocivi, allarmismi».

Il documento dice che:

1 – per affrontare correttamente queste tematiche, superando posizioni preconcette e barricate ideologiche, è indispensabile anzitutto un’educazione delle coscienze e un’apertura dell’intelligenza alla comprensione della realtà, attraverso una corretta informazione e formazione culturale. La questione del gender non può essere ridotta all’ideologia gender: la prima porta in sé alcune istanze che meritano di essere seriamente considerate. Non è dunque corretto esprimersi su di essa senza prima averla conosciuta nella sua totalità, così da poter discernere quanto risponde alla visione antropologica cristiana e quanto invece ad essa si oppone. E propone una serie di documenti, studi e incontri per approfondire, tra cui un articolo di Chiara Giaccardi, “Non solo ideologia: riappropriamoci del genere“, pubblicato su Avvenire, un seminario il 4-5 settembre dal titolo “In carne ed ossa. Tra corpo e spirito teso ad approfondire i fondamenti biblici, filosofici e antropologici della corporeità” e il 12 ottobre una giornata di studio guidata dal teologo morale prof. don Giampaolo Dianin “La questione del Gender ci interpella”.

2 – si dice che la legge sulla “buona scuola” introdurrebbe surrettiziamente nel sistema scolastico italiano i principi fondativi della “teoria del gender”, rendendo obbligatorie, peraltro anche nelle scuole paritarie, l’adozione di testi e la diffusione di metodi educativi ad essa ispirati (cfr. comma 16 dell’art. 1 della legge 107/2015 sulla “buona scuola”). L’articolo dice che il POF «assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni» e il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, rispondendo, durante il question time del 29 luglio alla Camera, ad una interrogazione su presunte iniziative di divulgazione di ideologie gender in ambito scolastico, ha ribadito chiaramente che «la “teoria del gender” non coincide con la cultura inclusiva e solidale che viene espressa nelle linee del governo, ispirate ai trattati internazionali e al modello educativo che nella cornice europea è sostenuto in tutti gli Stati membri». La Diocesi dice che: «riteniamo che le delucidazioni apportate dalle competenti autorità ministeriali meritino la massima attenzione di tutti e vadano nella corretta direzione di favorire un sempre più consapevole e responsabile coinvolgimento delle famiglie nella scelta dell’indirizzo educativo per i loro figli».

3 – Stanno crescendo sul web gli inviti a sottoscrivere la richiesta di indizione di un referendum abrogativo della legge“La Buona Scuola”, che introdurrebbe l’insegnamento della teoria del gender nel sistema scolastico”. Anche qui la Diocesi dice che «senza entrare nel merito della proposta politica, per dovere di chiarezza e di correttezza, va precisato che la proposta di referendum in questione, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 165, con l’attribuzione del numero 15A0565, attiene all’abrogazione in toto della legge 107 del 13 luglio 2015, c.d. sulla “buona scuola” che, come ribadito nel punto precedente, non ha alcuna connessione con la “teoria gender”».

Hanno già detto che è una difesa da parte della Diocesi di Renzi e della sua “Buona Scuola”. Sarà. Intanto è un intervento chiaro, che qualche Diocesi in più potrebbe fare, «per dipanare almeno alcune delle incertezze che sono andate affastellandosi in quest’ultimo periodo intorno a questa delicata questione».

———————————————–

Diocesi di Padova sul gender: superare allarmismi e barricate ideologiche

Luca Kocci
www.adistaonline.it

Il gender non è il demonio, ma una questione che «ci interpella». Per cui più che innalzare «barricate ideologiche», bisogna prima conoscerla e comprenderla, perché «non può essere ridotta all’ideologia del gender», anzi contiene «alcune istanze che meritano di essere seriamente considerate». L’utile precisazione, soprattutto in tempo di “guerre ideologiche” – al Meeting ciellino di Rimini sono state sospese tutte le iniziative su questo tema dopo le sparate del domenicano p. Giorgio Maria Carbone secondo cui «le coppie gay sono più a rischio di infarti e suicidi» –, arriva dall’Ufficio per la pastorale della scuola della diocesi di Padova che, lo scorso 18 agosto, ha emanato una specifica Nota sulla questione gender, anche per rispondere – si legge – alle «numerose interpellanze da parte di genitori, insegnanti di religione, docenti di altre discipline, parroci e, persino, dirigenti scolastici in ordine alla cosidetta “questione del gender”, sollecitati da allarmanti messaggi giunti attraverso i social network, scaturiti da incontri organizzati anche a livello parrocchiale nella nostra diocesi e nei territori circostanti».

«La “questione del gender” è alquanto complessa», spiega la Nota della diocesi di Padova – dove, fra l’altro, è stato appena nominato il nuovo vescovo, mons. Claudio Cipolla, vicario episcopale per la pastorale della diocesi di Mantova e parroco di Sant’Antonio di Porto Mantovano, che si insedierà il prossimo 18 ottobre – che non intende assecondare facili semplificazioni. «In essa – prosegue – vengono ricondotte varie teorie frutto dell’elaborazione di diverse correnti di pensiero. Non è dunque corretto esprimersi su di essa senza prima averla conosciuta nella sua totalità, così da poter discernere quanto risponde alla visione antropologica cristiana e quanto invece ad essa si oppone». E proprio per poter approfondire correttamente il tema, la stessa diocesi patavina rimanda ad una serie di testi (fra cui il volume di Aristide Fumagalli, La questione gender, una sfida antropologica, Queriniana, 2015; il fascicolo di gennaio-aprile 2015 della rivista Studia Patavina, con il dossier “Educare alla differenza di genere nella scuola italiana”; e il n. 1/2015 del Regno con l’approfondimento “Dire la differenza senza ideologie”) e soprattutto promuove, per il prossimo 12 ottobre una giornata di studio sul tema “La questione gender ci interpella”. Ammonendo contestualmente tutti coloro che, in diocesi, «hanno in animo» di organizzare iniziative sul tema gender a confrontarsi preventivamente con il vescovo, anche per non «creare inutili, se non nocivi, allarmismi». A cominciare dalla “leggenda” – smentita dalla stessa Nota – che la legge sulla “buona scuola” «introdurrebbe surrettiziamente nel sistema scolastico italiano i principi fondativi della “teoria del gender”, rendendo obbligatorie, peraltro anche nelle scuole paritarie, l’adozione di testi e la diffusione di metodi educativi ad essa ispirati».

«Per affrontare correttamente queste tematiche – prosegue la Nota –, superando posizioni preconcette e barricate ideologiche, è indispensabile anzitutto un’educazione delle coscienze e un’apertura dell’intelligenza alla comprensione della realtà, attraverso una corretta informazione e formazione culturale, così da poterci anche confrontare con chi propugna modelli interpretativi dell’umano diversi da quelli che il Vangelo propone. La questione del gender – conclude la Nota – non può essere ridotta all’ideologia gender: la prima porta in sé alcune istanze che meritano di essere seriamente considerate».

Insomma una Nota cauta e pacata, che invita non alla demonizzazione ma all’approfondimento, anche per cogliere gli elementi positivi che esistono della «questione del gender», e che risulta assai diversa dalle parole di fuoco che, negli ultimi tempi, sono state pronunciate da papa Francesco (la teoria del gender è uno «sbaglio della mente umana», un tentativo di «colonizzazione ideologica», ha detto Bergoglio a marzo, durante la sua visita pastorale a Napoli) e, a più riprese, dal card. Angelo Bagnasco: «Il gender si nasconde dietro a valori veri come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza, promozione, non discriminazione – ha detto il presidente della Cei nella prolusione al Consiglio permanente dei vescovi di marzo (v. Adista Notizie n. 13/15) – ma in realtà pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un “transumano” in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità».