Dal Vaticano nessuna misericordia per Marino di L.Kocci

Luca Kocci
il manifesto, 1 novembre 2015

Quasi fosse una staffetta, nel giorno in cui si chiude l’Expo di Milano e se ne proclamano urbi et orbi le sue «magnifiche sorti e progressive», il prefetto della “capitale morale” d’Italia, Francesco Paolo Tronca, viene nominato commissario prefettizio di Roma, per sostituire l’ex sindaco Marino, ma anche, o soprattutto, per gestire il Giubileo che comincerà l’8 dicembre.

Lo ha detto il premier Renzi: Tronca è «il primo segnale del dream team per il Giubileo». Lo hanno ripetuto i ministri Alfano («un riconoscimento per il lavoro fatto per Expo e un auspicio affinché il Giubileo funzioni come Expo») e Boschi («vogliamo che l’Expo sia il modello di Roma per il Giubileo»). Lo sottolinea l’Osservatore Romano, dopo che venerdì il presidente della Cei Bagnasco aveva lanciato l’allarme («Roma ha bisogno di guide, tanto più in questo momento in cui il Giubileo è alle porte»): Tronca «si è distinto per la felice gestione» di Expo che «si è rivelata un successo, a giudicare dal gran numero di visitatori», scrive il quotidiano della Santa Sede in un commento titolato “All’altezza di Roma”.

E già che c’è affonda un altro colpo contro Marino: i cittadini «sono stati lasciati soli, davanti a gravi disservizi e spesso ostaggio di interessi non chiari, nonostante proclami di segno contrario. L’auspicio dei romani, che continuano a sperare in una città diversa, trasparente, pulita, sicura, vivibile e in grado di riprendere a programmare il futuro, è che con i fatti delle ultime ore si sia finalmente chiuso un capitolo. È ora insomma che le istituzioni e le diverse forze politiche assumano le loro responsabilità e tornino davvero a essere protagoniste, dimostrando di sapere essere all’altezza della storia e della bellezza di Roma».

Per le gerarchie ecclesiastiche la partita Giubileo è importante e non si può sbagliare. Del resto storicamente gli Anni santi, fin dal primo di Bonifacio VIII nel 1300, hanno sempre rappresentato un’occasione di visibilità per la Chiesa cattolica e di rafforzamento della centralità romana e del papato. Anche questo “straordinario” (perché infrange l’ordinaria periodicità venticinquennale), dedicato al tema della misericordia, non fa eccezione, nonostante le affermazioni di sobrietà francescana sbandierate fin dall’annuncio e ripetute in continuazione dal suo stratega vaticano, mons. Fisichella: questo Anno santo «non è e non vuole essere il grande Giubileo del 2000». D’altronde perché si dovrebbe indire un Giubileo, a Roma, se non per sottolineare il ruolo fondamentale della sede di Pietro e del papato?

L’Anno santo potrà riservare anche sorprese interessanti, come per esempio un’Esortazione apostolica di papa Bergoglio che chiarisca in maniera netta alcune delle aperture sussurrate al Sinodo dei vescovi sulla famiglia appena concluso – a cominciare dall’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati – e subito bilanciate di affermazioni di segno opposto per non scontentare i conservatori e ottenere i loro voti per l’approvazione della Relazione finale. Ma che si tratti di un evento sobrio e di basso profilo è smentito dal fitto calendario degli eventi, almeno una dozzina dei quali pensati per far convergere a Roma milioni di fedeli: l’esposizione del corpo di padre Pio (13 febbraio); la probabile canonizzazione di madre Teresa di Calcutta (4 settembre); il Giubileo degli operatori dei pellegrinaggi (19-21 gennaio) e del Giubileo mariano (7-9 ottobre), in cui sono attesi centinaia di migliaia di stakanovisti dei santuari; il Giubileo dei ragazzi e delle ragazze – con megaraduno allo stadio Olimpico –, il 23-25 aprile, per farlo coincidere con il ponte della festa della Liberazione e quindi con la chiusura della scuole.

Nonostante le parole di Fisichella, uno studio condotto dall’università “Sapienza” di Roma prevede nella capitale un afflusso fino a 30 milioni di pellegrini, 5 in più di quelli del 2000. E infatti albergatori, ma soprattutto case ed istituti religiosi riconvertiti in hotel – gli stessi che qualche mese fa dissero di no al prefetto Gabrielli per l’accoglienza dei profughi perché vedevano nel Giubileo «maggiori possibilità di business» – già fanno segnare un boom di prenotazioni per l’8 dicembre, quando a san Pietro si aprirà la Porta santa che darà il via al Giubileo. Per questo a tenere il timone dell’amministrazione capitolina chi meglio del prefetto di Milano durante l’Expo al posto di Marino? L’Expo della misericordia.