SI VUOLE CHIUDERE LA BRECCIA DI PORTA PIA

di Marcello Vigli
da www.italialaica.it

Celebrare i 140 anni della presa di Porta Pia con un programma di eventi senza venature anticlericali e antivaticane, e senza elementi polemici non graditi Oltretevere. Sarà questo, dopo una lunga trattativa con il comune di Roma, lo spirito dell’anniversario della Breccia del 20 settembre prossimo; gli uomini del Papa hanno voluto che venisse impostato all’insegna della cultura, della storia, del dialogo, ma senza riferimenti all’attualità.

Lo scrive Orazio la Rocca su La Repubblica del 27 luglio lasciando intendere che, oltre al cardinale Bertone e al Sindaco Alemanno, fra i promotori di questa commemorazione “condivisa” ci sia anche il Presidente Napolitano.

Non è certo se nel programma sia previsto lo schieramento di guardie svizzere – non ci sono più gli zuavi pontifici – a fianco di un picchetto di bersaglieri, ma non è da escludere! Certo è invece che finalmente si farà chiarezza su un equivoco durato quasi un secolo e mezzo.

Da sempre il XX settembre è stato celebrato come anniversario della realizzazione dell’unità d’Italia con Roma capitale e, al tempo stesso, della fine del potere temporale dei papi. Finalmente si chiarirà che il secondo evento non si è verificato.

Con la scelta di drammatizzare la conquista di Roma, Pio IX riaffermò la volontà di non rinunciare alla sovranità temporale, pur se costretto a subire il ridimensionamento del territorio su cui esercitarla. Non scelse infatti, come molti cattolici auspicavano, di cogliere l’occasione per rinunciare alla assimilazione del suo ruolo a quello di un sovrano e alla esistenza di una Curia modellata sui governi degli Stati moderni.

Il significato di quella scelta è tornato evidente nel febbraio 1929 con il Trattato lateranense di mussoliniana memoria e con la promulgazione il 7 giugno dello stesso anno della Legge Fondamentale della Città del Vaticano. Qulla Legge Fondamentale è oggi stata sostituita da un nuovo testo, emanato da Giovanni Paolo II come motu proprio il 26 novembre 2000, che costituisce solo un aggiornamento e una conferma che il papa è tornato ad essere sovrano di uno Stato pur se minuscolo.

Ben giustificato quindi l’impegno del cardinale Bertone a non lasciare a piccoli gruppi di integralisti cattolici l’onere di “riscattare” l’onore dei zuavi pontifici umiliati dall’apertura della breccia a Porta Pia. Il suo intento è molto più ambizioso: vuole chiudere definitivamente quella breccia nella speranza che serva ad arginare il discredito per la Santa Sede provocato dall’emergere di tanti casi di pedofilia fra il clero e dallo scandalo dei “Legionari di Cristo”, dalle rivelazioni sugli affari sporchi all’ombra di Propaganda fide e, di questi giorni, sulle notti brave dei preti gay a Roma.

La chiusura definitiva della breccia può diventare un gesto simbolico, non solo per rafforzare il potere contrattuale nei confronti del governo italiano, ma anche per ri-legittimare a livello internazionale l’anomala sovranità del papa presso tutti i paesi, anche quelli con cui non ha formali rapporti diplomatici, e all’Onu nella quale la Santa Sede ha una sua rappresentanza proprio attraverso lo Stato città del Vaticano, ri-nato grazie al “genio” politico di Benito Mussolini.

Il ricordo di questo “grande” merito del fascismo ha certo confortato il Sindaco Alemanno nell’accettare tutte le richieste della Segreteria di Stato nella definizione del programma, ma non giova certo a bloccare la rapida avanzata del secolarismo in paesi cattolici come l’Argentina e la Spagna, né a far dimenticare le responsabilità delle gerarchie ecclesiastiche, nell’affermarsi del berlusconismo in Italia e della corruttela, che a tutti i livelli ne è stata favorita, confermate, se ce ne fosse bisogno, dalla presenza di Bertone alla cena a casa Vespa.

Non bastano certo le timide manifestazioni di dissenso espresse recentemente dal Presidente della Cei e le coraggiose denunce di Famiglia cristiana a cancellarle!

A queste ultime dovrebbe guardare il Presidente Napolitano invece di lasciarsi coinvolgere nel tentativo di chiudere la breccia di Porta Pia. Si può condividere la sua grande preoccupazione per la crisi epocale che sta sconvolgendo l’assetto istituzionale della Repubblica, ma non la sua speranza che possa contribuire a fronteggiarla il rafforzamento di quelle gerarchie vaticane, che, alla pari di autorità di altre religioni, non hanno saputo cogliere le preziose opportunità offerte dal formarsi di società democratiche e aperte per farsi maestre di una spiritualità laica fondata sull’etica del primato della coscienza, della libertà, dell’uguaglianza della giustizia sociale, dell’amore, come ha scritto Moni Ovadia su l’Unità di quello stesso 27 luglio.