Brasile, 50 anni fa il golpe di L.Boff

Leonardo Boff, Teologo/Filosofo
Ricevuto dall’autore e tradotto da Romano Baraglia

Sono passati 50 anni dal golpe. La Commissione Nazionale della Verità ha messo in luce la violenza che ha comportato. Nessun cittadino onesto può rimanere indifferente . È necessario segnalare chiaramente che l’assalto al potere è stato un crimine contro la Costituzione e una usurpazione della sovranità popolare, fonte di diritto in uno Stato democratico. Il primo atto istituzionale del 9 aprile 1964 si sbarazzava di questo principio della sovranità popolare quando dichiarava che “la rivoluzione vittoriosa come Potere costituente si legittima da se stessa”. Nessun potere si legittima da se stesso; soltanto lo fanno i dittatori che mettono sotto i piedi qualsiasi diritto. Il golpe militare si configura come occupazione violenta di tutti gli apparati dello Stato per montare, a partire di questi, un ordine retto da atti istituzionali, attraverso la repressione e lo Stato di terrore.

Era sufficiente che qualcuno venisse sospettato di essere sovversivo per essere trattato come tale. Anche detenuti nelle prigioni e sequestrati per errore come innocenti contadini, venivano subito seviziati e torturati. Molti non hanno resistito e la loro morte equivale a un assassinio. Non dobbiamo trascurare i più dimenticati tra i dimenticati che furono 246 contadini morti o spariti dal ‘64 al ’79. Adesso si sta scoprendo la eliminazione di molti indigeni, ritenuti ostacolo alla crescita economica. Su qualcuno di loro furono lanciate perfino bombe al Napalm.

Quello che i militari hanno commesso è stato un crimine di lesa-patria. Riferiscono come scusa che si trattava di uno stato di guerra, una parte voleva imporre il comunismo e l’altra difendeva l’ordine democratico. Questa affermazione non sta in piedi. Il comunismo non ha mai rappresentato tra noi una minaccia reale perché qualsiasi manifestazione in questo senso è stata sempre brutalmente repressa, non senza l’appoggio della C.I.A. e degli Stati Uniti. Nella isteria del tempo di guerra fredda, tutti coloro che volevano riforme nella prospettiva di coloro che erano storicamente condannati e offesi – le grandi maggioranze operaie e contadine – erano subito etichettati come comunisti e marxisti, anche se erano vescovi come l’insospettabile dom Helder Câmara.

Contro di loro si riteneva necessaria non soltanto la vigilanza ma per molti la persecuzione, la prigione, l’interrogatorio umiliante, il pau-de-arara feroce, gli affogamenti disperanti. I cosiddetti «suicidi» camuffavano soltanto un puro e semplice assassinio. E in nome della lotta al pericolo comunista, si adottò la pratica comunista-stalinista della brutalizzazione dei detenuti. In alcuni casi è stato ammesso il metodo nazista di bruciare i cadaveri come ha ammesso un agente del Dops di San Paolo, Cláudio Guerra.

È spaventoso e costituisce perfino un problema filosofico la mancanza di rimorsi che il colonnello in congedo Paolo Magalhães recentemente ha manifestato alla Commissione Nazionale della Verità, di avere lavorato nella Casa della Morte di Petrópolis e di avere torturato, assassinato, mutilato cadaveri e aver occultato il corpo del deputato Rubens Paiva. Rudolf Höss, comandante del campo di sterminio nazista ad Auschwitz che secondo i suoi stessi calcoli nella sua autobiografia mandò alle camere a gas circa di 1 milione di ebrei, anche lui non mostrava nessun pentimento. Si divertiva sparando a caso sui prigionieri e piangeva come un bambino se arrivando in casa veniva a sapere che il suo uccellino preferito era morto. Mistero di iniquità.

Lo Stato dittatoriale militare, per quante opere possa avere realizzato (“il miracolo economico” riguardò soltanto un 10% della popolazione dei più ricchi nel quadro di una spaventosa situazione salariale”), fece regredire politicamente e culturalmente il Brasile. Cacciò via o obbligò all’esilio le nostre più brillanti intelligenze e i nostri artisti più creativi. Affogò leadership politiche e dette la stura al proliferare dei succubi che, opportunisti e sprovvisti di etica e brasilidade, si vendettero al potere dittatoriale in cambio di favori che vanno dalle stazioni radio a canali di televisione. E molti di loro sono ancora lì politicamente attivi e occupano alte cariche di amministrazione dello Stato democratico.

Coloro che hanno fatto il colpo di Stato devono essere responsabilizzati moralmente e per questo crimine collettivo contro il popolo brasiliano, come vari giuristi stanno chiedendo. I militari credono di essere stati loro i principali protagonisti di questa impresa niente affatto gloriosa. Nella loro povertà di analisi, a malapena sospettano che furono, di fatto, usati da forze molto maggiori delle loro. L’ha detto recentemente Tarso Genro, governatore del Rio Grande do Sul, in una intervista al Boletim Carta Maior (30 marzo 2014: “I militari non si sono appropriati del potere per loro stessi. È stato un progetto politico dei settori più conservatori e reazionari (borghesia nazionale e latifondiaria) che hanno avuto nelle forze armate un appoggio e un protagonismo molto grande”.

René Armand Dreifuss ha scritto nel 1980 la sua tesi di dottorato per l’Università di Glasgow dal titolo 1964: La conquista dello Stato, azione politica, potere e golpe di classe (Vozes, 1981). Si tratta di un libro di 814 pagine delle quali 326 sono copie di documenti originali. Da questi documenti rimane dimostrato: quello che è accaduto in Brasile non è stato un golpe militare, ma un golpe di classe con l’uso di forza militare.

A partire dagli anni 60 del secolo passato, si è formato il complesso IPES/IBAD/GLC. Spiego: l’Istituto di Ricerche e Studi Sociali (IPES) e l’Istituto Brasiliano di Azione Democratica e Rilevamento della Congiuntura. Componevano una rete nazionale che disseminava idee golpiste, composta da grandi impresari multinazionali, nazionali, alcuni generali, banchieri, organi di stampa, la maggioranza elencati nel libro di Dreifuss. Ciò che li unificava – dice l’autore -unificava dice l’autore “erano le loro relazioni economiche multinazionali e associate, oppure la loro posizione e il loro schieramento anticomunista e la loro ambizione di aggiornare e riformulare lo Stato” (p. 163) perché fosse funzionale ai loro interessi corporativi. Ispiratore di questo gruppo è stato il machiavellico generale Golbery di Couto e Silva, che già nel 1962 estivo preparava un lavoro strategico sull’assalto al potere (p.186).

La cospirazione dunque stava in marcia da molto tempo. Approfittando della confusione politica creata intorno dalla rinuncia del presidente Jânio Quadros e dall’ostinata opposizione al presidente João Goulart, che proponeva riforme di base e principalmente la riforma agraria, e perciò ritenuto come portatore di un progetto comunista, questo gruppo colse l’occasione appropriata per realizzare il loro progetto. Chiamò i militari perché facessero il golpe e dessero l’assalto allo Stato. Fu pertanto un golpe della classe dominante, nazionale multinazionale che usava e si serviva del potere militare.

Conclude Dreifuss: “Quello che è avvenuto il 31 marzo del 1964 non è stato un mero golpe militare; è stato un movimento civile-militare, il complesso IPES/IBAD e ufficiali della ESG (scuola superiore di guerra) organizzarono la presa del potere dall’apparato dello Stato” (p.397).

In particolare afferma: “La le storie del blocco di potere multinazionale e associati cominciato con il 1 aprile del 64 quando i nuovi interessi realmente erano diventati interessi dello Stato, riaggiornando il regime e riformulando gli obiettivi” (p. 489). Tutto l’apparato di controllo e repressione era azionato in nome della Sicurezza Nazionale, che in verità, significava Sicurezza del Capitale.

I militari intelligenti nazionalisti di oggi dovrebbero rendersi conto che come furono perfidamente usati da quelle élites oligarchiche antipopolari che non cercavano di realizzare gli interessi generali del Brasile ma invece alimentare la loro ansia privata di accumulazione vorace sotto la protezione del regime autoritario dei militari.

La Commissione Nazionale della Verità presterebbe un servizio chiarificatore per il paese se portasse la luce tutta questa trama. Essa semplicemente compirebbe la sua missione di essere commissione di verità completa. Non solo verità di fatti individualizzati di violenza contro i diritti umani, ma della verità di fatto maggiore, della dominazione di una classe potente, (anti)nazionale, associata alla multinazionale, perché sotto l’egida del potere discrezionale dei militari, potesse tranquillamente realizzare i suoi obiettivi corporativi escludenti. Questo ci è costato 21 anni di umiliazione di privazione della libertà e ha perpetrato assassinii e scomparsa di persone e imposto una pesante sofferenza collettiva

Infine sarà bene ascoltare le parole di dell’avvocata Rosa Cardoso, avvocato difensore della prigioniera politica Dilma Roussel e oggi integrante della Commissione Nazionale della Verità in un’intervista al Boletim Carta Maior 20 febbraio 2014: “In primo luogo voglio dire che fino ad oggi le Forze Armate devono chiedere perdono alla società brasiliana con il quale starebbero assumendo una posizione civile e democratica, che, in fin dei conti, è quello che ci si aspetta dai militari del secolo 21º. Purtroppo fino a oggi non riceviamo nessun segnale nessun messaggio che ci indichi che ci sia qualche desiderio da parte dei militari, di chiedere scusa e di fare un’autocritica politica sopra il loro comportamento”. Questo è il debito che hanno con tutto il popolo brasiliano e un giorno dovranno saldarlo.

Come oggi, il 1 aprile del 2014, 50 anni fa, il golpe civil-militare e giorno di pianto per le vittime della repressione ma anche un giorno di sollevare la testa, perché la truculenza non può soffocare i sentimenti di dignità né abbattere gl’ideali democratici che hanno trionfato e vanno affermandosi sempre di più nella nostra coscienza nazionale.

Dedico questo articolo al mio collega di seminario Arno Preis, pieno di fame di giustizia, morto a Paraiso do Norte-GO, il 15 febbraio 1972.