Sinodo, lentezze, urgenze evangeliche… di G. Monaca

Gianfranco Monaca

Koinonia-forum 455, 3 Nov. 2015

Le attese dell’opinione pubblica, condivise dalla grande rete della comunicazione sociale e della carta stampata si circoscrivono sulle tematiche genericamente dette “della famiglia”, che collegano in qualche modo le questioni di genere, dell’educazione sessuale, della scuola, della profilassi e della paternità responsabile: un intero pianeta ma non l’universo. Un pianeta però non può vivere di vita propria, si iscrive inevitabilmente nell’universo e non può inserirsi nei moti astrali se non in modo coordinato con i moti degli altri corpi celesti, salvo andare a esplodere e annientarsi tra le galassie. Non si ha l’impressione che il Sinodo abbia avuto attenzione per il contesto galattico: e forse neppure planetario.

La “Gaudium et Spes” appare lontana e forse neppure all’orizzonte. Un papa non fa primavera, e l’inverno non è passato; il rapporto Chiesa/Mondo non è uscito dalla nostalgia per il “trionfo” costantiniano che è la percezione pre-copernicana dell’universo, ma nessun vescovo si affiderebbe a una compagnia di viaggi i cui programmi fossero redatti con quelle mappe, né alle mani di un chirurgo che si fosse fermato ai trattati del Seicento.

In particolare per la Chiesa che è in Italia il nodo centrale dei problemi è ancora “la questione romana”, transitata (non risolta) nella Costituzione del dopoguerra. Finché i cattolici italiani non rinunceranno al Concordato continueranno a coltivare un’immagine di Chiesa inquinata dal temporalismo; per quanto insista sulla “povertà” e sulla Chiesa dei poveri, il papa resta istituzionalmente il sovrano di una potenza temporale e ad esser percepito come l’ultimo dei sovrani assoluti esistenti nel mondo occidentale che si regge sui patrimoni finanziari, come i sovrani mediorientali che galleggiano sul petrolio.

Non si ha sentore che il Sinodo (o un eventuale prossimo Concilio ecumenico) abbia intenzione di iscrivere la trasformazione del regime Concordatario in una normale “intesa” tra Chiesa e Stato. E l’equivoco concordatario continuerà a bloccare tutto.