I nuovi corvi vaticani

Nicola Tranfaglia
www.articolo21.org

Da notizie che appaiono chiare soltanto agli addetti ai lavori e restano misteriose per tutti gli altri emerge in maniera sempre più chiaro che in Vaticano si sta svolgendo una lotta durissima tra papa Francesco e i suoi stretti collaboratori da una parte e personaggi molto influenti della Curia arrivati ai vertici nel periodo precedente all’elezione del pontefice argentino. Dopo la sostituzione il 31 agosto scorso del segretario di Stato Tarcisio Bertone con il nunzio in Venezuela Pietro Parolin che entrerà in vigore il 15 ottobre prossimo si è verificato quello che un grande giornale italiano ha definito “il giallo dei tweet falsi. Un dossier segreto sui nuovi corvi vaticani” e che porta alla luce un’altra storia molto significativa.

Dal luglio scorso è stato diffuso un tweet con giudizi pesanti sull’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti e un altro che dava del “corrotto” al segretario di Stato Bertone. I due tweet falsi sembravano provenire da Francesca Chaoqui, consulente italo-egiziana inserita a sorpresa dal pontefice nella commissione chiamata da Francesco a vigilare sulla Finanza vaticana e puntavano, a quanto pare, a mettere in cattiva luce l’esperta economista che dovrebbe occuparsi, con altri sette esperti di economia e di finanza, delle banche vaticane, non solo dello IOR (il paradiso di cui tanto si è parlato anche con serie ricerche negli ultimi anni) ma anche della seconda banca, l’APSA, sigla che significa amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e che amministra gli immobili di proprietà del Vaticano, il cui valore supera i quattrocento milioni di euro e che si estende gran parte in Italia ma anche in Francia, in Svizzera, nel Regno Unito e in particolare nel centro di Londra.

E’ stata diretta dal 15 ottobre 2007 da monsignor Massimo Boarotto che aveva lavorato per oltre vent’anni nella Congregazione di Propaganda Fide (Boarotto è stato congedato e ringraziato da papa Francesco e andrà a fare il parroco a Verona) e tra poco sarà congedato Paolo Mennini, delegato della sezione straordinaria dell’APSA e che gestisce gli investimenti dell’istituto in titoli, dove lavorava monsignor Nunzio Scarano, arrestato il 28 giugno scorso e attualmente detenuto presso la sezione carceraria dell’ospedale di Salerno. Mennini (70 anni) andrà nei prossimi mesi in pensione ed è figlio di Luigi Mennini, numero due dello IOR e fratello del nunzio apostolico a Londra Antonello Mennini.

La novità di fondo, introdotta agli inizi dell’agosto scorso da papa Francesco, è stata quella di sottoporre non solo lo IOR ma anche l’APSA al controllo dell’AIF, l’autorità per l’informazione diretta da Renè BruheLart e quindi a sottrarre la seconda banca vaticana a un’amministrazione interna che aveva provocato l’intervento della magistratura e critiche motivate nel mondo della finanza cattolica e laica.

Alla luce di elementi come questi sinteticamente ricordati non c’è da stupirsi dell’aggressione piuttosto ambigua contro la giovane esperta nominata dal pontefice per indagare riferire sulle banche vaticane. Ha avuto inizio una lotta interna (di cui la recentissima pubblicazione delle carte segrete dell’ex presidente Gotti Tedeschi è stata una tappa importante) che non finirà tanto facilmente e che lascerà probabilmente sul terreno morti e feriti. Peccato che tv e giornali se ne occupino molto poco, quasi niente.

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La parola non detta sul caso Gotti Tedeschi

Peter Ciaccio
www.vociprotestanti.it

Nel 1570 papa Pio V, lo stesso che nove anni prima organizzò da inquisitore lo sterminio di tutti i valdesi di Calabria, promulgò la bolla Regnans in excelsis con cui dichiarava eretica, scomunicata e deposta Elisabetta I d’Inghilterra, succeduta alla cattolica Maria “la sanguinaria”. L’implicazione era la promozione dell’eventuale regicidio e lo schieramento della chiesa cattolica con i paesi che muovessero guerra all’Inghilterra – altro che digiuni – come fu poi nel 1588 con la benedizione della spagnola Armada Invencible – ricordata in Gran Bretagna solo come Armada, perché non si dimostrò invincibile.

La conseguenza della bolla papale fu la discriminazione dei sudditi cattolici britannici, potenzialmente servi di una potenza straniera – tal era il Papato all’epoca. Discriminazione tuttora in atto, se è ancora impensabile avere un Premier cattolico. Tony Blair, infatti, aspettò di lasciare ogni carica di governo prima di fare coming out religioso e diventare ufficialmente cattolico. È interessante notare che i protestanti che non volevano conformarsi all’anglicanesimo lottarono per la libertà religiosa di tutti, ma non dei cattolici, almeno finché non fosse sollevata la scomunica di Pio V – che valeva anche per i discendenti di Elisabetta “generatrice di eretici” – tuttora formalmente in vigore.

Alla base di questa discriminazione che appare oggi controversa, c’è un concetto fondante delle società moderne: la fedeltà alla Nazione. Questo concetto è stato distorto nei secoli, ma ha una sua validità. Non la cieca obbedienza allo Stato, al governo o al leader, ma servire il proprio Paese senza fare gli interessi di un altro. Nei paesi anglosassoni questa concezione ha creato i presupposti, ad esempio, per non avere tolleranza nei confronti del pubblico ufficiale che fa i propri interessi. Un politico corrotto è considerato come un traditore.

In Italia invece la fedeltà alla Nazione non ha preso piede, vuoi per l’abuso che ne ha fatto il Fascismo, ma anche per il carattere ancora temporale del potere papale. Guarda caso, il Fascismo vide con sospetto ogni tentativo di “doppia fedeltà” – arrivando a distruggere le missioni protestanti americane e, orrore degli orrori, a decretare nel 1938 che gli ebrei perdessero i diritti civili, con le gravi conseguenze che conosciamo – eccetto la fedeltà alla Chiesa Cattolica. Va detto anche che, da un punto di vista storico, questo fu uno dei motivi per cui il regime cominciò a scricchiolare nel suo secondo decennio, al punto da non riuscire ad essere totalitario fino in fondo, e per cui molti cattolici non comunisti aderirono alla Resistenza.

Durante la Guerra Fredda furono tollerati i finanziamenti ingenti che il Partito Comunista riceveva dall’Unione Sovietica e la Democrazia Cristiana dagli Stati Uniti. Un presidente della Repubblica arrivò a definire “patrioti” i membri dell’organizzazione segreta Gladio. I terrorismi degli anni Settanta hanno mostrato in massima parte la fedeltà non all’Italia, ma ad altri altri attori internazionali, lasciando a noi i cocci di una nazione.

Leggendo con profonda tristezza il resoconto dei carteggi dell’ex banchiere vaticano Ettore Gotti Tedeschi con parlamentari e ministri della Repubblica, la sensazione è quella del tradimento. Chi doveva essere fedele al popolo che ha dato loro l’onore e l’onere di rappresentarlo, ha tradito perseguendo i propri interessi in accordo con quelli di uno stato estero. È interesse della Nazione avere una grande agenzia culturale italiana, che dia spazio a più voci, che faccia uscire gli italiani da un loro proverbiale provincialismo – poi, “proverbiale”… vallo a dire a Leonardo e a Rita Levi Montalcini! E invece chi ha il potere sulla RAI si consulta con il capo della banca nazionale dello Stato del Vaticano per deciderne le sorti.

È interesse del cittadino avere un rapporto economico sano con lo Stato, pagare meno, se possibile, ma pagare il giusto. “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”, recita l’art.53 della Costituzione. No, quasi tutti, dice questo carteggio. Si parla di privilegi sull’ICI. Privilegi, non diritti, e per accedervi devi avere un collegamento con uno stato straniero in particolare: la Città del Vaticano. E infine la cosa più crudele, la speculazione politico-elettorale sulla salute, sul benessere dei cittadini. La richiesta da parte di alcuni politici italiani alla chiesa cattolica di risolvere in loro favore i rapporti di potere all’interno del partito, intervenendo con forza nella discussione sulla legge relativa al testamento biologico.

Come sarebbe chiamato questo atteggiamento in un altro paese se non tradimento? Un livello tale di tradimento è così spaventoso e capillare che avrebbe conseguenze rivoluzionarie fosse successo negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia o anche solo nella cattolica Irlanda. Da noi non succede nulla. Non ci si indigna, non si scende in piazza, non si chiede che cambi qualcosa. Si insabbia, si mette sotto il tappeto, così che la prossima volta potrò essere io a tradire il mandato del popolo e della legge. E in questo contesto c’è chi osa sostenere che la ministra Kyenge faccia gli interessi di un paese africano, qualunque esso sia!

È troppo chiedere al successore di Pio V di dire una volta per tutte che i cattolici non sono in compravendita? Che la diplomazia vaticana agirà nella stessa maniera delle altre? Che gli italiani sono un popolo libero? È troppo chiedergli di rinunciare definitivamente a questi residui di un potere temporale che ha causato solo guai all’annuncio del messaggio cristiano in Occidente? E se per caso Francesco volesse fare qualcuna di queste cose, già che c’è, potrebbe anche sollevare la scomunica dei monarchi britannici, liberando al contempo i fedeli sudditi cattolici dal peso di una discriminazione non decisa da loro. “Libere chiese in libero stato” significa libertà per tutti, anche per la chiesa cattolica.