La Shoah e i barconi respinti

di Moni Ovadia
in “l’Unità” del 16 maggio 2009

La newsletter Ucei (Unione delle Comunita Ebraiche Italiane) dell’11/5/09 riporta le seguenti frasi
tratte dal discorso del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni tenuto al “primo appuntamento” per
la presentazione del futuro Museo della Shoah di Roma, che si è svolto a Villa Piccolomini sulla Via
Aurelia: “Prima della Shoah c’era una nave piena di ebrei, la Saint Louis, partita dalla Germania,
che cercò aiuto a Cuba, poi a New York ma nessuno concesse asilo ai passeggeri e fu costretta a
tornare in Europa. Il carico di quei poveri esseri umani tornò ad Anversa, poco prima
dell’occupazione nazista e tutte quelle persone furono mandate a morire nei campi di
concentramento”. Quindi il rabbino Di Segni ha aggiunto: “La Shoah è unica ma ci sono tanti
segmenti di quella storia che si possono ripetere e di fronte ai quali non possiamo restare
indifferenti.” La newsletter Ucei del giorno successivo registra la reazione indignata di Giorgio
Israel Storico della Scienza e giornalista che così bacchetta il rabbino Di Segni: ”Se diciamo che i
barconi di immigrati respinti dal governo italiano sono come la nave St. Louis non bisognerà
lamentarsi quando qualcuno dirà che Gaza è come Auschwitz. I due paragoni hanno lo stesso grado
di fondatezza. Cioè zero. Ed entrambi contribuiscono allo stesso modo alla banalizzazione della
Shoah”. Il confronto di queste due posizioni di fronte alla tragedia di esseri umani resi numeri e
criminalizzati dalla definizione di clandestino è sconcertante. Il rabbino Di Segni pur giustamente
rivendicando l’unicità della shoà, sollecita il valore esemplare di quella immane sofferenza per
esprimere solidarietà verso altre sofferenze, il professor Israel e altri come lui, ebrei e no,
sacrificano al loro fondamentalismo filo israeliano ogni pur minimo e parziale apparentamento fra
le sofferenze dei perseguitati.