Pacem in terris

Citto Saija
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A 50 anni dalla famosa enciclica di Giovanni XXIII “Pacem in terris”, ancora una volta viene da Roma un grande inno alla pace. Mentre i potenti si riuniscono in stanche riunioni e non riescono, per interessi precostituiti, a risolvere il problema delle guerre che autodistruggono il mondo, un uomo disarmato riesce a coinvolgere milioni di essere umani per spegnere i fuochi di guerra e per accendere le lampade della pace. Nei primi anni del secolo ventesimo, il papa Benedetto XV aveva gridato contro la guerra ma non fu ascoltato e, in anni più recenti, Giovanni Paolo II aveva cercato di bloccare la guerra contro l’Irak senza ottenere alcun risultato.

Oggi, il nuovo papa argentino si batte per la pace perché crede che il mondo deve essere la “casa dell’armonia e della pace”. E, rifacendosi al momento biblico della creazione, afferma con forza che “ in ogni guerra facciamo rinascere Caino” perché “la violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte”. E’ vero: “la pace si afferma solo con la pace”. I politicanti di turno fanno solo chiacchiere e personaggi come il ministro della difesa Mauro, che vuole acquistare i micidiali F 35, partecipano alla veglia di preghiera Tanti politici imbecilli, anche italiani, sperano che l’Onu possa autorizzare per la Siria un intervento armato. Ma fingono di ignorare che l’Onu, per costituzione, non può fare la guerra.

L’invito alla pace di papa Francesco è semplice, diretto, senza alcun tipo di filtro e parla al cuore di tutti e di ciascuno. Certamente il suo messaggio si fonda sul Vangelo di Cristo, ma riesce a coinvolgere i credenti di tutte le religioni ma anche i non credenti e tutte le donne e gli uomini di buona volontà. La sua religiosità popolare coinvolge anche la “Regina della pace”, la Madonna “Salus populi romani” amata da tutti i cattolici ma anche dai musulmani.

L’intervento immediato del papa, senza se e senza ma, è un messaggio di grande radicalità e la preghiera e il digiuno sono riusciti a mettere insieme il papa di Roma, il patriarca di Costantinopoli e, nella moschea degli Omayyadi di Damasco in cui si trovano le reliquie del Battista, il gran Muftì di Siria Ahmad Badreddin Hassou. La religione e l’umanità sono riuscite a coinvolgere milioni di persone che non vogliono più guerre, stragi e lotte fratricide. Il messaggio di papa Francesco non è solo di carattere religioso, ma ha grandi valenze politiche e quindi laiche. Dopo la seconda guerra mondiale, l’olocausto e il lancio della bomba atomica sul Giappone, i popoli hanno tentato di affermare un netto no alla guerra. E questo no è stato anche sancito in alcune costituzioni come quella italiana che all’art. 11 afferma il no alla guerra e il principio che tutte le controversie tra gli Stati debbano essere risolte solo con il dialogo e con la politica.

Ma tanti politicanti, che esistono anche oggi nel nostro Paese, hanno spesso ignorato la scelta della pace, camuffando da interventi “umanitari”, vere e proprie scelte di guerra. Basta dare anche uno sguardo alle omelie pronunciate dai cosiddetti ordinari militari in occasione dei funerali dei nostri soldati che muoiono in operazioni di guerra. Nel ragionamento del papa non esistono “guerre giuste” ( e questa è anche una grande innovazione nello stesso pensiero cattolico ) , tutte le guerre sono ingiuste e portano al caos e alla morte. Ma papa Bergoglio rincara la dose quando, durante l’Angelus di domenica 8 settembre, afferma che le guerre vengono fatte per vendere le armi. Il papa ha messo il dito nella piaga: le industrie belliche guadagnano sulla morte degli essere umani. Finalmente si mette fine alla ipocrisia di tanti politicanti, anche cattolici. La vicenda dell’acquisto degli F 35 è un esempio concreto che dimostra la verità su quanto affermato dal papa.

Ed allora partendo proprio da queste evidenti verità una nuova politica, per quanto riguarda l’Italia, deve incentrarsi nelle lotte per lo smantellamento di basi strategiche di aggressione, e in Italia sono tante ma anche in Sicilia: pensiamo a Sigonella e al cosiddetto Muos. E di conseguenza tutte le religioni e gli uomini di buona volontà dovranno battersi contro la costruzione e il commercio delle armi. E il lavoro? L’industria bellica può essere riconvertita per scopo civili.

E’ urgente, su un piano politico, la costruzione di un grande movimento pacifista europeo e mondiale che abbia al centro il blocco dell’industria bellica. Non è utopia, ma è politica.
Una vera sinistra dovrebbe essere il motore trainante all’interno di questo nuovo movimento pacifista che possa segnare un nuovo inizio per l’umanità intera. Una lotta va anche fatta all’interno delle istituzioni e su questo piano anche il Movimento cinque stelle può dare un notevole contributo sia nel Parlamento sia nell’Assemblea regionale siciliana.
Una nuova politica passa non solo per una nuova economia ma anche per una lotta concreta e credibile contro la produzione e il commercio delle armi per bloccare tutti i tipi di guerra che impestano il mondo di oggi.

E le guerre creano esodi biblici di popoli che cercano un’oasi di pace. E queste terribili conseguenze delle guerre ha voluto anche evidenziare papa Francesco nella sua visita ad un centro per profughi gestito a Roma dai gesuiti. Ma il papa non ha detto solo parole come fanno tanti politici. Ha parlato di cose concrete, di azioni concrete affermando che bisogna mettere a disposizione dei rifugiati anche quei conventi cattolici vuoti che devono servire alla “carne di Cristo” e non alla trasformazione in alberghi. Un messaggio di grande forza che speriamo possa essere recepito da tanti vescovi e Chiese locali. Il grido del papa e di tanti altri religiosi può certo essere un grande punto di partenza. Quella a cui stiamo assistendo in questi giorni non è certo ordinaria amministrazione. E’ un fatto rivoluzionario dalle molte conseguenze, anche nella politica, e non va certo sottovalutato. Ne dovremo riparlare e altri fatti accadranno. Il papa ha messo in moto il motore. Tutte le donne e gli uomini di buona volontà devono avviare il proprio e cambiare il mondo diventerà possibile.